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La civiltà architettonica in Italia
Un lungo e appassionante viaggio nella storia dell’architettura italiana del secondo dopoguerra. Un itinerario ricco di legami e di scambi con le arti figurative, di relazioni (ma anche scontri) con la critica e la cultura dell’epoca, in cui Cesare de Seta illustra i percorsi biografici e professionali dei protagonisti della scena architettonica del secondo dopoguerra, da Ridolfi a Rogers, da Belgiojoso a Michelucci, da Samonà a Scarpa, da Albini a Gardella, generazione definita dall’autore come quella dei «maestri», che, tra rinnovamento e tradizione, hanno progettato case, edifici e spazi pubblici, ridisegnando il paesaggio urbano contemporaneo.
Dopo la Seconda guerra mondiale, l’architettura è andata incontro a fasi di profonda trasformazione, sotto il profilo funzionale, linguistico e tecnologico. È con la nascita della Repubblica, infatti, che il tema della ricostruzione si riverbera nel dibattito politico e accende polemiche e discussioni sulle più importanti riviste, da Metron a Comunità, da La Nuova Città a Domus, a Casabella. A partire dagli anni Sessanta va maturando una seconda generazione di architetti con interessi sempre più aperti verso gli Stati Uniti d’America. Tra le figure dal carattere più originale spicca Gino Valle, protagonista dell’architettura del «miracolo economico». Emergono poi Renzo Piano e Richard Rogers che con il Centre Pompidou a Parigi segnano la scena internazionale. E proprio Piano è l’esempio di un’architettura che resta ben ancorata alle radici italiane pur essendosi sviluppata in tutto il mondo.
Tenendosi lontano dalle trattazioni istituzionali e manualistiche, de Seta ci regala pagine dense di riferimenti e notizie, arricchite da foto e illustrazioni, che partono dall’eredità del ventennio fascista, illuminano il contrasto tra realismo e astrattismo degli anni Cinquanta, fino alla stagione del miracolo economico, al ’68 e infine all’affacciarsi delle nuove generazioni.
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Dopo la Seconda guerra mondiale, l’architettura è andata incontro a fasi di profonda trasformazione, sotto il profilo funzionale, linguistico e tecnologico. È con la nascita della Repubblica, infatti, che il tema della ricostruzione si riverbera nel dibattito politico e accende polemiche e discussioni sulle più importanti riviste, da Metron a Comunità, da La Nuova Città a Domus, a Casabella. A partire dagli anni Sessanta va maturando una seconda generazione di architetti con interessi sempre più aperti verso gli Stati Uniti d’America. Tra le figure dal carattere più originale spicca Gino Valle, protagonista dell’architettura del «miracolo economico». Emergono poi Renzo Piano e Richard Rogers che con il Centre Pompidou a Parigi segnano la scena internazionale. E proprio Piano è l’esempio di un’architettura che resta ben ancorata alle radici italiane pur essendosi sviluppata in tutto il mondo.
Tenendosi lontano dalle trattazioni istituzionali e manualistiche, de Seta ci regala pagine dense di riferimenti e notizie, arricchite da foto e illustrazioni, che partono dall’eredità del ventennio fascista, illuminano il contrasto tra realismo e astrattismo degli anni Cinquanta, fino alla stagione del miracolo economico, al ’68 e infine all’affacciarsi delle nuove generazioni.
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