“Il pittore di anime” è un’opera che fa convivere in un intreccio di tensione l’avventura d’amore, il racconto sociale e l’estro artistico. Ne viene fuori un affresco politico e umano, che conferma la passione dell’autore de "La cattedrale del mare" per la storia: Ildefonso Falcones dà voce agli ultimi, ambientando il suo racconto durante i primi anni del Novecento a Barcellona, una città piena di fermenti e contraddizioni - L'approfondimento
“Volete disegnare solo bambini che non sorridono?”.
Dalmau Sala ha questo talento: ritrarre con pochi tratti a carboncino i bambini di strada di Barcellona. Lui, disegnatore presso un famoso ceramista, Manuel Bello, cattura l’anima dei suoi modelli la sera, nello studio vuoto. Sono ragazzini sporchi, avviliti, continuamente in cerca di qualcosa da mangiare: i trixeraires dormono in strada, vivono di espedienti, esiliati dall’umanità nella Barcellona di inizio secolo.
Il pittore di anime di Ildefondo Falcones (Longanesi, traduzione di Pino Cacucci, Stefania Cherchi, Camilla Falsetti Spikermann, Marcella Uberti-Bona) racconta i primi anni del novecento di una città piena di fermenti e contraddizioni, dove incombe la povertà accanto all’opulenza.
È la Barcellona del Modernismo, dei grandi progetti, della creatività coraggiosa di Antoni Gaudì e Lluis Domènech. Sono gli anni in cui fioriscono i cantieri, l’opera del Palau de la Musica, la Sagrada Familia, e le case dei ricchi di Paseo de Gràcia lasciano spazio al genio, al colore, alla sperimentazione, alla ricchezza multiforme dei trencadìs.
“Erano tutte opere magnifiche e Dalmau, che passava da una all’altra, rimaneva estasiato da ogni dettaglio che quei maghi del progetto andavano aggiungendo: coronamenti, bovindi, gargolle, colonne, statue, legni, azulejos, mosaici, ferri battuti, vetrate variopinte…”.
Dalmau Sala con i suoi disegni fa parte di questo entusiasmo di rinnovamento, prima nel laboratorio di ceramica, poi come operaio nei cantieri, e sempre la sua passione lo segue, carboncini a fermare attimi, sguardi, volti. Le linee del corpo di Emma, la donna che ama, sono un’intimità che diventa arte, e che qualcuno interpreta come pornografia, confinando Emma come ragazza persa e lui come una sordida canaglia.
Perché accanto alla Barcellona estroversa e creativa, c’è una città incattivita dal livore conservatore e bigotto, che dalla chiesa investe la grande borghesia e diventa un manifesto di ipocrisia e una licenza a mantenere privilegi, acuendo le differenze e punendo i più deboli.
“A Barcellona i ricchi erano sempre più ricchi ed erigevano monumenti destinati a renderli immortali, mentre la gente umile moriva di fame”.
La società si tinge di ineguaglianze, generando scontento, alimentando la povertà. Barcellona è terra di tumulti, sanguinosi scioperi che diventano guerra in strada, tra i vicoli, nelle case. Le lotte dei lavoratori segnano la città, e la vita di Dalmau e Emma. Il fulcro delle proteste scoppia durante la Settimana Tragica, che è una delle pagine più violente della storia di Barcellona, una grandiosa rivolta del popolo alle ingiustizie e alla prepotenza del potere delle classi dirigenti e della Chiesa.
Emma si impegna, al centro delle rivolte, dove trova un suo ruolo, non senza compromessi. La sua è anche una storia di sacrifici, di umiliazioni, in un mondo in cui le donne non contano e sono vittime di abusi, sopraffazioni e stupri, prostitute per garantire il pane alle loro famiglie.
“È difficile riemergere da un punto così profondo”, aveva commentato Manuel Bello di fronte ai carboncini di Dalmau. Perché i volti dei bambini di Barcellona sono il volto stesso di una città abitata da miserabili, sciagurati e oppressi che sopravvivono in una confusione di valori e di violenze.
Il pittore di anime è un’opera ampia e complessa che fa convivere in un intreccio di tensione l’avventura d’amore, il racconto sociale e l’estro artistico. Ne viene fuori un affresco politico e umano, che conferma la passione dell’autore per la storia: Ildefonso Falcones dà voce agli ultimi, lavoratori sfruttati in una realtà che sta cambiando in peggio, e che andrà incontro a un futuro ancora più buio, arrivando persino a rinnegare la magia creativa del Modernismo, espressione di libertà e di indipendenza.
Fonte: www.illibraio.it
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