Dopo "Una donna normale", in "Una donna in guerra" ritroviamo Aba Abate. Il suo nome in codice è Ice: non è un’impiegata del ministero come pensano tutti (compreso suo marito), ma un funzionario dei servizi segreti italiani - Alla scoperta del nuovo romanzo di Roberto Costantini, che ci porta nel deserto libico, sulle tracce dei terroristi...
“Esistono lavori in cui non è pensabile di interrompere una riunione per una chiamata personale. Il mio è uno di quelli”.
Aba Abate ha una 48 ore sempre pronta in ufficio, per le emergenze: al suo interno una parrucca, un velo, un hijab, un paio di occhialoni. Aba ne ha bisogno quando, a bordo di un Falcon, lascia l’Italia e vola nel deserto sulle tracce di terroristi. Conduce indagini, interroga informatori, assiste a torture, si infiltra negli scenari internazionali dello spionaggio più complesso e minaccioso, e poi rientra. Il suo nome in codice è Ice ed è un funzionario dei servizi segreti italiani, non un’impiegata del ministero come pensano tutti, anche Paolo, il marito, Cristina e Francesco, i due figli adolescenti.
Il lavoro di Aba-Ice è un continuo e instabile equilibrio tra normalità e straordinarietà, sul confine della coscienza e del giusto, che lei accetta in nome della sicurezza da garantire a ogni costo. Tornare a casa ha sempre rappresentato varcare una soglia rara, lasciare la 48 ore nell’altra vita e indossare i panni di una madre e di una moglie, di una donna normale. L’ha fatto per anni, riuscendo a far convivere, non senza qualche imprevisto, due diverse sé.
Le scelte più recenti di Ice sono state difficili, le sono costate tanto, la morte del suo mentore e amico, un rapporto complicato e pieno di ombre con Johnny Jazir, l’agente con il nome in codice di Marlow, i tanti sospetti che aleggiano sul suo operato. Difficile tenere testa a tutto, isolare le vite, impedire che le circostanze spezzino gli argini e travolgano ogni cosa, portando con sé Aba, insieme a Ice.
In Una donna in guerra (Longanesi) di Roberto Costantini, la rete che Aba Abate aveva costruito a difesa della sua doppia realtà si squarcia, i suoi mondi si confondono, complicando ogni cosa: non c’è più un prima e un dopo, non basta una parrucca per ingannare l’avversario. Perché i nemici si moltiplicano, dentro e fuori casa, e quella che sembrava una stabilità possibile diventa all’improvviso irreale.
La minaccia non arriva solo dal deserto libico, dagli inganni di sceicchi e di generali senza scrupoli, arriva da più vicino, dai propri colleghi, dalle spie americane che da alleate si trasformano in giudici, dalla propria famiglia, che volta le spalle.
Il presente di Aba-Ice è impregnato di tattiche e di tradimenti e sembra non avere vie d’uscita: è una sfida su ogni fronte, senza più complici. La donna normale si trova sola e in guerra, sotto controllo costante, sospettata e sospettosa. Ci sono dolori che feriscono l’animo, e l’inganno è uno di quelli.
“Problemi al lavoro, problemi a casa, problemi di coscienza si alternano e si affollano. E io sono al centro, origine e bersaglio, ora che tutto ciò che è stato pianificato accuratamente per anni si sta sgretolando. E non per un colpo avverso del destino. Semplicemente avevo poggiato le fondamenta della mia vita sulla sabbia e sull’acqua, l’avevo sempre saputo ma mi ero persuasa di essere più forte delle leggi fisiche”.
Una donna in guerra è un gioco di spie e di ambiguità, di lealtà e di intelligence raffinato, raccontato su un doppio piano temporale, dove si alternano i fatti accaduti e i loro racconti, le dichiarazioni e le contraddizioni, le strategie studiate sui manuali del padre, ma soprattutto le leggi della propria coscienza.
Sopraffatta dagli eventi, Aba-Ice fa del suo meglio, per compensare le falle, rimediare gli sbagli, risarcire i propri sensi di colpa. Lo sa anche lei che non basta una cena per riconquistare la famiglia, così come non basta rimpinzare il cane di biscotti drogati per alleviare il suo dolore: sono solo espedienti, antidoti contro la sofferenza e i rimorsi. Per Aba-Ice è arrivato il momento in cui ogni cosa è giustificata, in cui il confine tra dramma e commedia non esiste più, rimane solo il sarcasmo doloroso dei suoi pensieri.
“Per un attimo Aba pensò a Cristina e Francesco.
Ah, domani non sono a pranzo, devo far torturare un ragazzo come voi, solo molto più cattivo… ma Rodica vi farà la crostata…”
In una nuova realtà di vite comunicanti, i suoi figli si moltiplicano, non sono più solo Cristina e Francesco, protagonisti dell’esistenza normale. Aba diventa madre anche dei figli di Ice, Leyla, Diana, Albert, Tony, i suoi collaboratori così giovani, esperti nel loro lavoro ma così fragili verso i casi della vita vera, dove hanno bisogno di lei; e poi ci sono i bambini di JJ, scudi umani che corrono nella polvere di una realtà fatta di maschere e inganni, anche lì. Sono tutti figli, che si fidano di Aba-Ice, quando lei non si fida più di nessuno, nemmeno di se stessa, una madre consapevole di essere responsabile di torti verso tutti loro.
Nei panni di Ice, Aba non ha mai agito per convenienza, ma sempre per un suo ideale di giustizia: è quella la sua debolezza, e lì sta il suo errore. Perché una spia che sbaglia credendo di essere nel giusto è ancor più pericolosa di un traditore. Con questo sentimento, e con la consapevolezza del dolore inflitto a chi la ama, Aba-Ice si prepara a combattere la guerra più difficile.
“Quando la partita finisce, non conta solo chi ha vinto e chi ha perso. Conta ciò che l’avversario e il pubblico penseranno di te”.
Dopo Una donna normale, Roberto Costantini mette in luce tutta la complessità della sua protagonista, attraverso il continuo dialogo interiore che la porta a sostenere i suoi troppi volti. E quando Aba torna a essere una donna comune nelle sue corse quotidiane, nel suo affrontare l’amica di sempre e nella tristezza della solitudine, sa mettere al centro l’accettazione della sua debolezza con una ironia triste che dà voce, con tanti non detto, alla sua umanità. È quella la Aba più riuscita, che attraversa la notte più difficile mangiando biscotti alla marijuana con il suo cane in attesa di sfidare il suo destino.
Fonte: www.illibraio.it
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