Il mondo trabocca di mistero, e la scienza e la letteratura ne esplorano le tenebre

Mirko Zilahy | 05.05.2021

"Il mondo (anche quest’ultimo mondo che viviamo) trabocca sempre più di mistero e la scienza e la letteratura ne esplorano le tenebre immaginando linguaggi che raccontino, o spieghino e verifichino, gli abnormi sprazzi di buio che ci attendono...". Su ilLibraio.it la riflessione dello scrittore, traduttore ed editor Mirko Zilahy in occasione dell'uscita del suo nuovo romanzo, "L'uomo del bosco"


Dalla nebbia carica d’ombre che inghiotte milioni di anime e corpi in questo tempo liquido emerge una domanda semplice e impossibile, banale eppure necessaria con cui avremo a che fare, da uomini e da scrittori, per una lunga epoca a venire. Una domanda eterna e insinuante. Che cos’è il mistero? Dove si nasconde, in quali e quanti luoghi dimora il suo oscuro segreto? Quali spazi e che tempi dobbiamo indagare per scovarne una minima traccia?

A questo interrogativo più o meno consciamente cerca risposta ogni essere vivente, e non, su questo pallido pianeta. E per mistero non s’intenda una mera declinazione del culto ma la meraviglia, l’angoscia e anche l’abisso. Perché ovunque si posi lo sguardo, là sta un mistero, se non il Mistero. Nell’alto dei cieli o a migliaia di chilometri sotto la crosta terrestre si cela quella domanda titanica, eppure ancora invisibile ai telescopi e alle immagini del sottosuolo che ci offrono le onde delle più potenti sonde geofoniche.

Non è in fondo buffo, e profetico, che dal piccolo slittamento di una L, che per gli interiori moti dell’io traballa e s’inclina mutando in una V, due parole di segno opposto condividano una sorta di destino ideale? Perché tra scalare e scavare muta un’unica lettera ma s’inverte il senso dell’indagine, del viaggio, della ricerca. Entrambi questi verbi speculari, però, spingono dritti verso l’oscurità e perdersi tra le infinite ipotesi del cielo e la concreta inaccessibilità della Terra paiono in fondo la medesima cosa.

Il mondo (anche quest’ultimo mondo che viviamo) trabocca sempre più di mistero e la scienza e la letteratura ne esplorano le tenebre immaginando linguaggi che raccontino, o spieghino e verifichino, gli abnormi sprazzi di buio che ci attendono. L’astrofisica e la geologia indagano lo stesso orizzonte delle umane lettere con il medesimo obiettivo: trovare il mistero che le abita. Se allora è solo il percorso che le divide – dove la scienza vuole svelare, togliere il velo e gettare luce, la letteratura desidera ri-velare – non suona tanto assurdo che Murray Gell-Mann, premio Nobel per la Fisica nel 1969, sia andato a pescare una parola inventata da James Joyce, nel libro II° del Finnegans Wake, per denominare la particella subatomica che tutti conosciamo come “quark”. E che non sia in questo segno – question mark onnicomprensivo e impenetrabile la soluzione del nostro Mistero?

O ancora, la ricerca dell’alt(r)o e del basso si incontrano simbolicamente in un mysterium coniunctionis, in un’immagine profonda che dimora nello scantinato del nostro Io? L’uomo che ha smarrito il rapporto con l’inconscio in favore della nuova bidimensionalità virtuale può quindi operare una sintesi e rivolgere con gli strumenti della mente, dell’immaginazione, lo sguardo dentro di sé. Perché laggiù, in fondo alle latebre più fangose della coscienza, scopriremo la stessa sostanza di cui sono fatti i sogni siderali e le mere ipotesi geologiche. E forse è dentro di noi che può avvenire la riconciliazione tra quei due verbi di segno contrario, adoperando ciascuno i congegni di cui è dotato al servizio del proprio mistero, come ci spinge a fare Carl Gustav Jung: “Solo una cosa è utile: volgersi direttamente, senza pregiudizi e in piena sincerità, verso l’oscurità che si approssima, e cercare di scoprirne il segreto e ciò che pretende da noi”.

Finestra sull’assoluto o crepa abissale, il modo più diretto di conoscere il Grande Segreto è dunque quello che abbiamo a portata di mano, paradossalmente il più invisibile. In fondo, non sappiamo cosa sono le emozioni tanto quanto non conosciamo le galassie più remote dell’universo né sappiamo cosa ci nasconde il centro della solida Terra che abbiamo sotto ai piedi, cosa la faccia volteggiare su se stessa come un’enorme trottola siderale. E chissà se tornare a leggere dentro il nostro personale abisso ci permetterà infine di leggere simultaneamente tutti gli abissi possibili, cosmici e cavernosi in cerca della materia oscura da cui discendono tutte le cose vive e tutte le cose morte di questo fantasmatico multiverso.

L'uomo del bosco di Mirko Zilahy

L’AUTORE E IL LIBRO – Mirko Zilahy (in copertina, nella foto di Laura Ceccacci, ndr) è nato a Roma nel 1974 e ha conseguito un Phd presso il Trinity College di Dublino, dove ha insegnato Lingua e letteratura italiana. Collabora con il Corriere della Sera ed è stato editor per minimum fax, nonché traduttore letterario dall’inglese (ha tradotto, tra gli altri, il premio Pulitzer 2014 Il cardellino di Donna Tartt e il celebre bestseller Mystic River di Dennis Lehane). Qui i suoi articoli scritti per ilLibraio.it.

È così che si uccide, il romanzo con cui ha esordito nel 2016 facendo conoscere ai lettori il personaggio di Enrico Mancini, è stato un grande successo di pubblico e critica. Sono seguiti La forma del buio (2017) e Così crudele è la fine (2018) tutti editi da Longanesi.

Ora torna in libreria con L’uomo del bosco, un viaggio nel mistero che ci abita dalla notte dei tempi e che ci costringe a comprendere ciò che esso pretende da noi. Il romanzo, infatti, racconta la storia di un uomo teso alla ricerca dell’ignoto e sopraffatto dall’ingombrante eredità dell’infanzia: il professor John Glynn, scienziato di fama mondiale e autore del bestseller I misteri della Terra, al lavoro su una speciale sonda geofonica, SismoTime, che ascoltando la voce del nostro pianeta – i movimenti nelle profondità della crosta terrestre – sarà in grado di prevedere ogni tipo di terremoto con grande anticipo salvando milioni di vite umane.

Nel momento in cui presenta la sua invenzione alla stampa, John Glynn è una stella del firmamento accademico, ma nessuno sa che la causa scatenante di quella ascesa straordinaria ha una precisa data di nascita: il 19/04/1990, quando, poco prima dell’alba, suo padre Liam Glynn – il grande eretico delle scienze geologiche degli anni Ottanta – scompare nell’esplosione di una miniera in Belgio insieme alla sua squadra di estrattori. Da quel tragico giorno sono trascorsi trent’anni e per John la memoria di quel tempo si è polverizzata in un oblio nebuloso. Almeno finché la sua famiglia non si trasferisce nella casa che affaccia sulla fiabesca Civita di Bagnoregio, la città che muore.

Da quel momento una serie di eventi straordinari – la scomparsa di una sonda nei boschi di Civita, l’apparizione di un poliziotto con una VHS appartenuta a suo padre, gli sms che riceve da vecchi compagni di scuola e quella voce che abita i suoi incubi, notte dopo notte – sconvolgono la vita perfetta del professore. Come se con un gesto magico avesse spalancato un abisso da cui affiorano pezzi di un mosaico spaventoso, John si ritroverà a fare i conti con un passato sepolto sotto gli strati di un peccato originale antico quanto è antico il mondo. Perché nel bosco dell’infanzia si nasconde il segreto più spaventoso. È in quel bosco che ci aspetta. Ed è lì che lo ritroveremo.

Fonte: www.illibraio.it

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