Intervista di Valentina Fortichiari a Massimo Gramellini autore di L’ultima riga delle favole ISBN:9788830425811
Nell’Ultima riga delle favole Tomàs è un professorino con ferite mai sanate nel cuore che, di fronte al nuovo sentimento che prova per Arianna, sceglie di scappare. Ma durante la fuga cade in acqua e finisce alle Terme dell’Anima, un universo parallelo in cui vengono accolti coloro che scappano dalla vita, ma covano ancora un desiderio irrealizzato in fondo al cuore. Qui Tomàs imparerà a fare i conti con il suo passato e a morire per ricominciare a vivere. Un apologo che, in modo leggero e intrigante, affascina il lettore, un percorso personale prima ancora che narrativo, in cui si impara a sorridere dei propri limiti e a credere di più in se stessi. Valentina Fortichiari ne ha parlato con l’autore.
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D. Parliamo di te prima di tutto. Perché una favola? E da quale elemento di ispirazione è partito lo scatto della fantasia?
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R. Desideravo scrivere una storia che si collegasse idealmente a favole sapienziali come Il Piccolo Principe, Il Gabbiano Jonathan Livingston e L’Alchimista. Però con un linguaggio e un protagonista adatti ai tempi. Non più un animale o un bambino, simboli dell’innocenza perduta. Ma un giovane adulto ferito dalla vita, che non si ama e non crede nell’amore. Appena incontra una donna che gli interessa, scappa, cade in acqua e si risveglia alle Terme dell’Anima. L’ispirazione mi è venuta mentre galleggiavo in una vasca…
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D. L’Acqua. Le Terme dell’Anima. Il percorso mediatico del protagonista Tomàs si svolge in luoghi per natura associati a nascita, battesimo, trasparenza, purezza, redenzione. Che colpa ha commesso Tomàs e cosa deve espiare? Al di là della metafora, che tipo di uomo rappresenta?
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R. Tomàs non ha commesso nessuna colpa. Deve solo ricordarsi chi è. Come tutti noi, lo ha dimenticato. Nella prima prova che affronta in palestra, si ritrova dentro una scatola trasparente e l’allenatrice gli spiega che le pareti di quella scatola le ha create la sua mente. Solo risvegliando il cuore, cioè l’intuizione, potrà rompere le pareti e scoprire di essere molto di più di quello che crede.
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D. Acqua, Anima. L’Amore. Tu pensi che su questo argomento ancora ci sia molto da dire. Forse anche da apprendere. Come si conciliano i tuoi interrogativi, le tue risposte sull’Amore con i tempi odierni? E perché ha ancora senso parlarne? Insomma, Massimo, possiamo ancora credere alle favole d’amore? All’amore?
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R. L’amore è la legge dell’universo. Noi la interpretiamo in modo restrittivo, limitando l’amore a un rapporto di attrazione fisica che evapora con il passare del tempo. Ma l’amore non è un’emozione. È un sentimento. Qualcosa di profondo e di stabile. Tutte le antiche tradizioni raccontano di un sentiero stretto che porta dai livelli più bassi del corpo (quelli delle emozioni e dei desideri materiali) alla camera del cuore. È il percorso che Tomàs affronta in questo libro. Ma ci possiamo arrivare a tutti. L’ultima riga delle favole “e vissero per sempre felici e contenti” (il famoso “centro di gravità permanente” cantato da Franco Battiato) non è una favola. È la realtà. L’unica che conta.
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D. Veniamo alla tua scrittura. In questa favola delicata, che può persino essere letta ai bambini, anzi andrebbe letta da bambini e adulti in compagnia ad alta voce, sei un Gramellini in parte diverso dai commenti ironici, a volte caustici, ma opportuni, sulla Stampa, e da quelli in TV da Fazio (Che tempo che fa). È stato facile per te trovare un linguaggio diverso? Una vena narrativa nuova? In fondo è quasi un esordio. Come è stato il processo di elaborazione e di stesura?
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R. Togli pure il quasi. È un esordio narrativo vero e proprio, con tutti i patemi e gli entusiasmi degli esordi. Era una vita che volevo leggere questo romanzo e così l’ho scritto. Penso che i lettori, specie i più giovani, oggi non ci chiedano solo critiche e denunce: il materiale del mio lavoro quotidiano di giornalista. Pretendono, giustamente, soluzioni. Risposte. Progetti. Nel libro l’anima gemella di Tomàs sostiene che gli innamorati salveranno il mondo perché sono gli unici ancora capaci di coniugare i verbi al futuro. Sono assolutamente d’accordo con lei.
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D. Se dovessi dare consigli a un giovane che avesse anima, sensibilità, attitudine alla letteratura, ma non sapesse da dove iniziare, cosa gli diresti? Com’eri tu stesso e come ti muovevi, adolescente, prima di diventare il Gramellini che sei e che conosciamo?
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R. Come Tomàs anch’io ho perso la mamma da bambino e questo mi ha costretto a pormi molto presto delle domande terribili (una su tutte: perché?) Solo dopo molte ricerche, e molti pianti, sono arrivato a comprendere quel che nel romanzo affermano i maestri delle Terme: tutto ciò che ci succede è giusto e perfetto, e fa parte di un piano universale. Siamo come gli attori dei film di Woody Allen, che girano le scene senza conoscere il copione, e solo quando le riprese finiscono, e il regista ha montato il film, vedono la pellicola dall’inizio alla fine e capiscono finalmente la ragione e il senso delle loro battute. Alle Terme dell’Anima, Tomàs vive un’esperienza che un giorno spero di poter fare anch’io. Vede tutto il film, dall’inizio alla fine: l’ultima riga delle favole.
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Fonte: www.illibraio.it
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