10 parole chiave per usare meglio la rete – di Vera Gheno e Bruno Mastroianni

Redazione Il Libraio | 27.08.2018

"Contegno", "domande", "confronto", "limite" e "relazioni": sono alcune delle parole chiave per usare meglio la rete selezionate per ilLibraio.it da Vera Gheno e Bruno Mastroianni, in arrivo in libreria con "Tienilo acceso - Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello"



di Vera Gheno e Bruno Mastroianni*

Potremmo definirci “utenti esperti” (se non dinosauri) della rete e dei social, perché entrambi li frequentiamo, per lavoro e diletto, da due decenni abbondanti e ne conosciamo il panorama, la storia, i tranelli e le ricchezze. Lavoriamo, comunichiamo, giochiamo, ci informiamo, viviamo sulla rete, e la consideriamo prima di tutto un mezzo per ampliare gli orizzonti individuali ed entrare in contatto con la diversità. Che sì, può spaventare, ma al contempo è fonte di conoscenza e crescita. Negli ultimi anni, tuttavia, abbiamo notato sempre più chiaramente quanto sia facile che la comunicazione in rete deragli, non funzioni. Ci siamo così convinti che, pur rimanendo la necessità di leggi e regole, l’unica vera soluzione possa venire da noi stessi, utenti della rete: la rivoluzione silenziosa di quelli che a noi piace chiamare “contadini digitali”.

Ecco, in dieci parole chiave, i punti salienti del nostro metodo per usare meglio la rete e vivere felici e connessi.

Parola: la più piccola unità dotata di significato del nostro sistema di comunicazione: la lingua. Ogni parola che scegliamo è un atto di identità: intenzionalmente o meno, racconta agli altri qualcosa di noi e di quello che pensiamo. Le parole ci servono per descrivere il mondo attorno a noi e, infine, sono essenziali per creare relazioni con gli altri. Spesso usate con superficialità e pressappochismo, le parole possono essere fiori o pallottole, e avere conseguenze alle quali si pensa troppo poco, soprattutto laddove non ci vediamo in faccia, come in rete. Il metodo “parole al centro” si propone di spingere tutti noi a riflettere con maggiore attenzione sulle parole che scegliamo – o non scegliamo – di impiegare, e in questo modo migliorare la qualità della nostra vita nell’iperconnessione.

Narrazione: ogni elemento di comunicazione che immettiamo in rete contribuisce alla costruzione della nostra personalità, alla narrazione di noi stessi, andando a formare una sorta di gigantesco verbale online di ciò che siamo. In qualunque momento, una persona che accede ai nostri spazi social può farsi un’idea non solo di chi siamo o di come vogliamo sembrare, ma anche di chi vogliamo essere. Contrariamente a quanto si è portati a pensare, la narrazione composta dalle nostre parole digitate in rete (ma anche da immagini, video, registrazioni audio, ecc.) ha una vita lunghissima: digitata manent.

Contegno: una parola che a molti ricorderà i consigli della nonna, ma che dobbiamo ripescare, spogliandola dei pregiudizi dei quali sembra oggi vittima. “Darsi un contegno” vuol dire valutare, in ogni contesto, quale sia il comportamento più consono da tenere. Non per fare bella figura con gli altri, ma per evitare di ritrovarsi in situazioni sgradevoli per noi stessi. Il concetto di contegno funziona anche in àmbito linguistico, dove un errore di sciatteria o distrazione può far arrivare agli altri un messaggio sbagliato: l’errore linguistico è come l’alitosi, che ci distrae inevitabilmente dal contenuto della comunicazione. Avete mai provato ad ascoltare con la dovuta attenzione il bellissimo discorso di una persona con un fiato pestifero?

Domande: anche se la rete, con l’enorme mole di informazioni che ci mette a disposizione, può darcene l’illusione, la realtà è che non possiamo diventare tuttologi, o esperti di qualsiasi cosa semplicemente googlando: la conoscenza richiede uno sforzo molto più approfondito che non la semplice raccolta di nozioni, ma uno studio e un impegno prolungati che, per l’appunto, ci rende impossibile divenire esperti di qualsiasi cosa. In altre parole, nessuno di noi può avere tutte le risposte (ma si dovrà magari affidare a chi, su un certo argomento, ha avuto modo di andare davvero a fondo); tuttavia, tutti noi possiamo farci domande, mettere in dubbio quanto ci sembra di sapere.

Confronto: è qualcosa a cui, nella connessione, siamo costantemente sottoposti. Prima di internet e delle tecnologie digitali il nostro rapporto con la differenza (di vedute, linguaggio, visione del mondo) degli altri era più circoscritto. Oggi l’interconnessione ci ha reso tutti vicini: qualsiasi cosa scriviamo può essere contestata da qualcuno, così come entrano nelle nostre timeline le idee e le opinioni di persone abitualmente distanti da noi. Risultato? Siamo costretti a confrontarci di continuo con la diversità e questo porta con sé un certo disagio: infatti l’istinto ci spinge naturalmente a ricercare l’affinità, mentre dover mettere alla prova le nostre idee di fronte al dissenso altrui è un lavoro faticoso.

Disputa: l’incontro tra differenze può essere vissuto in due modi: ci si può difendere, rifiutandolo e rafforzando i legami con i propri affini (cosa che il web e i social permettono di fare, costruendo connessioni solo con chi ha opinioni simili); oppure lo si può considerare un’occasione per mettere alla prova le proprie convinzioni, testare la propria capacità di sostenerle senza finire in sterili scontri. La capacità di dissentire senza litigare, cioè esprimere le proprie differenze cercando di non rompere la relazione con l’altro, si può coltivare con grande soddisfazione: è la disputa felice. Magari è difficile, ma sicuramente è meno dispendiosa del continuo offendersi e aggredirsi online senza arrivare da nessuna parte. Anche perché, ricordiamolo: l’odio fa venire le rughe!

Moltitudine: quando scriviamo in rete, o partecipiamo a una conversazione più o meno pacifica, siamo coinvolti in un’interazione tra noi e il nostro destinatario diretto, o il nostro antagonista in caso di una discussione o un litigio. Tuttavia, a meno che non siamo nell’ambito estremamente ristretto di un dialogo su WhatsApp o su Messenger, mittente e destinatario non sono gli unici attori dell’interazione: alcuni parteciperanno con commenti o reazioni, ma un grande numero di persone si limiterà a leggere e fare le sue eventuali considerazioni tra sé, senza condividerle. La moltitudine silenziosa si fa notare molto meno di chi interagisce, o di chi magari sbraita e si esprime in maniera scomposta; spesso, però, rappresenta la maggioranza. In altre parole, quel testo scritto da noi verrà letto da un numero quasi incalcolabile di persone che, magari, trarranno beneficio dalle informazioni condivise, o dalle opinioni argomentate. Non bisogna farsi distrarre da quello che Zerocalcare definisce “il latrare sguaiato delle bestie”, e anche quando sembra difficilissimo resistere al canto delle sirene del litigio, occorre concentrarsi su di lei: la moltitudine silenziosa. Nessuna disputa va mai sprecata.

Limite: una delle chiavi principali per vivere bene (online e offline) è riconoscere prima di tutto i propri limiti; secondariamente, quelli dei mezzi di informazione che abbiamo a disposizione. La rete, in particolare, non è il posto dove esaurire le conoscenze, anche se può darci questa illusione, offrendoci l’accesso a informazioni di ogni genere e in enorme quantità. La conoscenza è cosa ben diversa da una semplice raccolta di informazioni: è anche sapersi mettere in relazione con gli altri e con la realtà delle cose. Il che è possibile solo se si parte dal sapere di non sapere, come fece dire Platone a Socrate, e dal realizzare di aver bisogno di continuo approfondimento, senza mai sentirsi soddisfatti di quanto si sa o si pensa di sapere. Quando riusciamo a smettere di cercare unicamente conferme alle nostre idee e di fare la guerra a chi la pensa in modo diverso, quel che resta è l’unico vero insormontabile avversario che abbiamo fin dalla nascita: noi stessi e ciò che possiamo fare davvero, con i nostri limiti a ricordarcelo.

Relazioni: il web non è (solo) uno strumento da usare più o meno bene, non è (solo) un mezzo che ci permette di scambiare contenuti, non è nemmeno (solo) un ambiente in cui stiamo. Il web è una dimensione relazionale che si è aggiunta i nostri modi consueti di entrare in contatto con gli altri e con le conoscenze. La domanda fondamentale quindi non è “Come usiamo il web?”, non è “Che effetti ha il web sui di noi?” e nemmeno “In che modo stiamo online?”; la domanda centrale da farsi è: “Che tipo di vita viviamo online? Che significato vogliamo dare alle nostre relazioni quando siamo connessi?”.

Contadini: il guerriero è glam, il cacciatore ha carisma; in confronto, il contadino appare un personaggio grigio, irrilevante sulla grande scacchiera della Storia. Tuttavia, senza i contadini, guerrieri e cacciatori si sarebbero ammalati di scorbuto e altri disturbi da mancanza di nutrienti presenti nei prodotti della terra. Coltivare, seguire il ritmo delle stagioni, arare, seminare, sperare che il clima sia favorevole, sradicare le erbacce, annaffiare, combattere i parassiti sono azioni ripetitive, apparentemente poco eroiche e non risolutive. Ma sono attività che, svolte nell’ombra, hanno contribuito sostanzialmente all’avanzamento dell’umanità. Chi oggi, in rete, sceglie di usare meglio le parole per vivere felice e connesso si ispira al modello dei contadini: ci vuole pazienza, costanza, abnegazione; occorre rendersi conto che non servono azioni eclatanti, proclami roboanti, e che le leggi e i divieti imposti dall’alto funzionano solo fino a un certo punto. Il grosso del lavoro per “dissodare” e “coltivare” la rete, rendendola un posto migliore per tutti, parte da noi stessi: dobbiamo diventare veri e propri contadini digitali. E ricordiamo sempre che la piantina, apparentemente così fragile, con la sua resilienza buca anche l’asfalto.

IL LIBRO E GLI AUTORI* – La linguista Vera Gheno e il filosofo della comunicazione Bruno Mastroianni propongono un libro scritto a quattro mani, Tienilo acceso – Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello (Longanesi), un manuale per imparare a usare bene le parole e vivere meglio in rete. Un libro molto attuale, che parla delle persone, connesse tramite i social network con le parole. Attorno all’uso delle parole si notano infatti attitudini e costumi sociali in perenne movimento, con i social che divengono il teatro privilegiato di scontri comunicativi con conseguenze, anche pesanti, sul “mondo reale”.

Oggi più che mai si può smettere di parlare di rete contrapposta alla vita reale: la vita è contemporaneamente online e offline, e non sempre si è in grado di gestire questa complessità. È troppo facile continuare a lamentarsi di un’internet ignorante, becera, piena di odio e pericoli. È senz’altro più costruttivo concentrarsi sui tanti che vorrebbero semplicemente star bene in rete, pur non sapendo esattamente come reagire o comportarsi quando si trovano a confronto con gli “imbecilli” e i danni che producono.

Nel suo piccolo, ogni utente della rete può fare la differenza. Tienilo acceso è una cassetta degli attrezzi utile per tutti quelli che trascorrono online parte della loro esistenza: per imparare a padroneggiare la comunicazione sui social senza lasciarsene schiacciare, decifrarne i messaggi senza lasciarsene manipolare, capire e farsi capire attraverso una scelta accorta e consapevole delle parole giuste.

 

Fonte: www.illibraio.it

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