I semplici consigli di una maestra-scrittrice per far avvicinare i bambini ai libri

Mariafrancesca Venturo | 07.02.2019

"Il mio compito, il compito della maestra, forse è solo quello di mostrare la meraviglia del leggere attraverso più esperienze possibili. Capisco che per far appassionare i bambini a questo gioco che appassiona tanto anche me è bastato portarli in libreria, con la curiosità a portata di mano e una bella collezione di esperienze. Non ho più bisogno di parlare o di spiegare, sono i libri a farlo al posto mio, i bambini ormai li conoscono, li frequentano e li trattano da buoni amici". Su ilLibraio.it, l'intervento di Mariafrancesca Venturo, in libreria con il romanzo d'esordio "Sperando che il mondo mi chiami"


Il viso di un bimbo si illumina e i suoi occhi si allargano e scrutano attenti sillabe ben tracciate sulle righe colorate di un foglio, poi due dita girano toccando una lettera in rilievo e non sai se è il movimento che insegue il suono o viceversa: questo cerchio si legge “O”. 

Poi i suoni si prendono per mano e diventano parole, frasi, significati che si fondono al brivido della comprensione. “Francesca io sono felice!“, ha esclamato una volta una bambina sventolando il biglietto che le avevo regalato. 

Sopra c’era scritto: chiudi la porta e torna da me. Lei lo aveva letto in un silenzio fatto di concentrazione e curiosità, e quando aveva capito quello che c’era scritto aveva chiuso la porta tornando da me tutta soddisfatta: “Io leggo! Sono felice perché ho capito che leggo!

Offrire a un bambino il dono della lettura è un’impresa che richiede grande attenzione, perché sai che può diventare uno strumento potente se riposto con la dovuta cura tra le emozioni di una giovane mente. Trasformare un’abilità in una volontà è il passo successivo per fare in modo che il libro non serva più soltanto a riempire il silenzio di suoni e una mensola di colore. 

Se lo guardi bene, quest’oggetto di carta frusciante, puoi facilmente immaginare che proprio lì dentro, tra le sue righe, ci sia racchiusa un po’ della nostra anima e non ha importanza se è un libro per grandi o per piccoli, illustrato o fatto solo di scritte, l’interesse per il segreto che custodisce scalfisce ogni difficoltà. 

Perché leggiamo?“, ho chiesto una volta in una prima elementare. “Per esplorare mondi nuovi”, “Per vivere un’avventura”, “Per rilassarci”, “Per conoscerci”, “Per capire”, “Perché i libri ci riguardano“, mi ha risposto una voce piccola ma abbastanza grande da essere forte. Per cui procedo piano, perché sbagliare non si deve e l’esperienza non è mai abbastanza, chiedo consigli alle altre maestre, prendo in prestito le idee di chi ne sa più di me e ritorno a sfogliare i libri su cui mi sono formata o nei quali mi sono rispecchiata: mi preparo a mettere insieme tutte le idee possibili affinché un libro prenda vita nelle vite degli altri e faccia sentire i piccoli lettori protagonisti delle storie che leggono.

Come si accende l’interesse? I modi sono tanti e, a guardare quel che accade quando un bambino comincia a sfogliare un libro, se ne potrebbero inventare altri ancora: cerchiamo una poesia, trovata!, ora leggila col sottofondo di una musica, bene io scelgo i Kiss, io invece scelgo i violini e il pianoforte e, lo vedi?, è la stessa ma non sembra la stessa perché ognuno la legge a modo suo, registriamo un audiolibro qui in classe, leggo io e dopo tu, mettiamo a posto i libri in ordine di altezza, no di lunghezza, Francesca, ora leggi tu? 

E io leggo con voce chiara affinché tutti capiscano quanto è bello leggere perché prima di tutto piace a me. “Scriviamo un libro nostro? Andiamo in libreria a conoscere uno scrittore? Magari lui può dirci come si fa!”. So che siamo pronti per questo piccolo viaggio, che anche se fatto a piedi racchiude comunque il brivido dell’avventura, perché qui a scuola abbiamo letto in tutti i modi: sottovoce, in silenzio o ad alta voce scambiandoci le parti nei dialoghi più belli. Abbiamo riso, pianto e fatto festa quando la storia poi è finita bene.

In libreria i bambini ritrovano libri già conosciuti, ne vedono di nuovi e scoprono in che modo sono stati sistemati, imparano a cercarli, fanno domande precise ai librai e, se abbiamo invitato gli scrittori, fanno domande anche a loro nonostante certe volte conoscano già le risposte, poi si avvicinano agli scaffali, chi corre, chi allunga una mano lentamente, chi prende sei volumi insieme, chi ne prende uno e lo sfoglia con delicatezza, come se fosse fragile, e dopo un momento di chiassosa allegria un silenzio palpabile si posa tra le poltroncine e i tappeti dove si sono accomodati a leggere. 

Così capisco che per farli appassionare a questo gioco che appassiona tanto anche me è bastato portarli in libreria, con la curiosità a portata di mano e una bella collezione di esperienze. Non ho più bisogno di parlare o di spiegare, sono i libri a farlo al posto mio, i bambini ormai li conoscono, li frequentano e li trattano da buoni amici.

Ognuno conosce le regole di questo gioco entusiasmante ed è libero di prendere dalle pagine scritte ciò di cui ha bisogno in quel momento: un’avventura, una poesia, una fiaba, un’immagine colorata. Il mio compito, il compito della maestra, forse è solo quello di mostrare la meraviglia del leggere attraverso più esperienze possibili, affinché tutti sappiano come si fa a trovare una storia che un po’ gli assomigli in quel momento.

Vorrei chiedere a ognuno di loro che cosa ha scoperto, quali pagine ha scelto e perché, vorrei sapere se nel libro che guardano sono riusciti a vedere se un po’ li riguarda. Però rimango in silenzio. Non voglio disturbare. 

IL LIBRO E L’AUTRICE – Mariafrancesca Venturo è una maestra di scuola elementare, vive a Roma insieme al marito e alla sua inseparabile cagnolina Babette, ha studiato recitazione e danza. Dopo aver pubblicato libri sul poeta Edoardo Sanguineti, sulla sindrome dello shopping e sul metodo Montessori, scrive il suo primo romanzo, Sperando che il mondo mi chiami (edito da Longanesi). Il libro racconta la storia di Carolina Altieri, una maestra, proprio come l’autrice, ma ancora, e non sa per quanto, una supplente, costretta a vivere alla giornata. Carolina racconta il rocambolesco mondo della scuola, popolato da pendolari speranzosi e segretarie svogliate, e la sua passione per i bambini, che tra sorrisi impetuosi, inaspettate verità e abbracci improvvisi riescono sempre a sorprenderla e a insegnarle qualcosa.

Fonte: www.illibraio.it

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