Nel 1997, usciva "Memorie di una geisha" di Arthur Golden (pubblicato in Italia l'anno successivo, e da cui è stato tratto l'omonimo film), un libro che racconta un mondo ormai perduto, quello delle geishe giapponesi, che ha i tratti di una vera e propria favola. Su ilLibraio.it, ve ne offriamo una rilettura...
Era il settembre del 1997 quando l’editore americano Alfred A. Knopf portava in libreria Memorie di una geisha di Arthur Golden (pubblicato in Italia l’anno successivo da Longanesi), un romanzo che, come pochi, trasporta il lettore nel Giappone degli inizi del Novecento e in un mondo ormai perduto, quello delle geishe, che ha i tratti di una vera e propria favola.
La storia
La piccola Chiyo Sakamoto vive insieme ai genitori e alla sorella in un villaggio di pescatori chiamato Yoroido: è una bambina vivace e intelligente ed è impossibile non notare i suoi unici occhi grigi, che riflettono la personalità con una “grande componente di acqua”. Una sera, recandosi in paese per alcune commissioni, incontra l’uomo che le cambierà la vita: il signor Tanaka. “Il pomeriggio in cui incontrai quell’uomo… fu il più bello della mia vita, e anche il più brutto“, ci racconta Chiyo all’inizio del romanzo. Sarà infatti il signor Tanaka ad allontanare Chiyo e la sorella Satsu dai genitori e a portarle nella città di Kyoto, più precisamente nel quartiere di Gion, il quartiere delle geishe. Qui le due sorelle vengono separate: Chiyo è destinata all’okiya (la casa delle geishe) mentre la sorella viene portata altrove. Nell’okiya Chiyo non riesce ad ambientarsi: la Madre e la Nonna sono severe con loro, Hatsumomo, l’unica geisha della casa, la disprezza fin dal primo momento e fa di tutto per screditarla. Le uniche con cui Chiyo riesce a stringere un rapporto sono l’anziana Zietta e Zucca, un’aspirante apprendista geisha dell’età di Chiyo: le due bambine diventano amiche, ma la loro amicizia sarà ostacolata proprio da Hatsumomo. Chiyo inizia a frequentare le lezioni per diventare tirocinante geisha ma non si rassegna a realizzare il proprio piano: ritrovare la sorella e tornare con lei dai genitori a Yoroido.
Una sera, disobbedendo alle regole dell’okiya, Chiyo esce a cercare la sorella e la trova in un bordello: le due sorelle si mettono d’accordo sul giorno propizio per scappare e si danno appuntamento da lì a qualche giorno. Ma il giorno stabilito Chiyo è in punizione per la sua uscita furtiva e, non potendo uscire dall’okiya, cerca di fuggire dal tetto ma cade e si rompe un braccio. Inizia in questo momento la parte più difficile della vita di Chiyo: la Madre si rifiuta di farla diventare una tirocinante geisha e a Chiyo non resta che diventare un’umile domestica. Senza più legami con il passato e senza speranze per il futuro, Chiyo conduce tristemente la sua vita da domestica. Fino a un nuovo incontro che le cambierà la vita: un pomeriggio, mentre piange appoggiata alla balaustra su un argine del fiume, Chiyo incontra un uomo gentile, accompagnato da due geishe, che le dona un soldo avvolto in un fazzoletto. Chiyo conserverà con amore quel fazzoletto, quasi fosse un amuleto.
L’incontro dà di nuovo la forza a Chiyo di immaginarsi un futuro e di lottare per realizzarlo. È a questo punto che entra in scena Mameha, una delle geishe più famose e invidiate di Gion e acerrima nemica di Hatsumomo: Mameha si accorge di Chiyo e dei suoi splendidi occhi e decide di prenderla sotto la sua protezione, facendola studiare da geisha e adottandola come “sorella minore”. Inizia così un nuovo percorso per Chiyo, che diventa una persona completamente diversa (cambierà anche il suo nome in Sayuri), che la porta a diventare una delle apprendiste geishe più ammirate di Gion. Ma in Sayuri resta vivo un solo desiderio: rivedere l’uomo che le ha donato il fazzoletto e che lei ha riconosciuto nel Presidente della Iwamura Electric Company, una grande azienda di Osaka. Questo accade a un incontro di sumo, dove però il presidente sembra non ricordarsi di lei.
Sayuri ci racconta poi i suoi anni da geisha, con le feste, le danze e i ricevimenti, in un Giappone che però sta precipitando ormai verso la Seconda Guerra Mondiale: nel 1943 Gion, il quartiere delle geishe, viene chiuso dal governo e questa sembra la fine di quell’epoca da fiaba. Sayuri, aiutata da uno dei suoi protettori, Nobu, trova rifugio presso un sarto di kimono, a cui è stato imposto dal governo di cucire paracaduti per i militari. Qui passa indenne gli anni della guerra e, tre anni dopo la fine del conflitto, riesce a tornare in una Gion ormai piena di soldati americani, che hanno portato in Giappone le loro abitudini, piuttosto rozze e irrispettose rispetto a quelle giapponesi. L’epilogo è molto poetico e ben costruito e si apre a una nuova storia tutta da raccontare.
Due geishe a Kyoto
La nascita del romanzo
Arthur Golden è americano e si laurea in storia dell’arte all’università di Harvard e in seguito in storia giapponese: appassionato del paese orientale, non smette mai di fare ricerche e visite in quei luoghi. Come ha raccontato alla CNN, l’idea di scrivere un romanzo su una geisha gli è venuta conoscendo un suo compagno di studi in Giappone, figlio di una geisha: Golden rimane affascinato da questa figura e inizia a documentarsi. La gestazione del romanzo dura 15 anni e Golden getta due volte il manoscritto, ricominciandolo da capo. La svolta arriva con l’incontro con Mineko Iwasaki, una famosa ex-geisha che si è ritirata e vive a New York: sarà lei a introdurre Golden negli aspetti più intimi della vita quotidiana di una geisha, arricchendo il romanzo delle scene della vestizione, del trucco, della danza e dell’apprendimento. Questa nuova consapevolezza permette allo scrittore anche di narrare la storia in prima persona, anziché in terza come nelle bozze precedenti.
Mineko Iwasaki
La polemica e la denuncia per diffamazione
Dopo l’uscita del libro nella traduzione giapponese, Arthur Golden fu denunciato per diffamazione da Mineko Iwasaki: nell’accordo iniziale, infatti, il nome della geisha non doveva comparire nel libro, ma Golden lo inserisce nei ringraziamenti, violando il codice di riservatezza che contraddistingue le geishe. La Iwasaki accusò Golden anche di aver presentato un ritratto non veritiero delle geishe e di averle dipinte come prostitute d’élite, soprattutto nell’episodio della “vendita” del mizuage, ovvero della verginità dell’apprendista geisha, al miglior offerente: le geishe, in realtà, erano donne colte, attrici e danzatrici, e non intrattenevano sessualmente i clienti. La denuncia di Mineko è stata ritirata in seguito all’accordo economico con l’editore del libro, ma la stessa Mineko scrisse qualche anno dopo un libro, Geisha. Una storia vera (pubblicato da Newton Compton), raccontando la propria vita.
La locandina italiana del film
Il film “Memorie di una geisha”
Nel 2005 Rob Marshall, regista tra gli altri di Chicago, portò la storia di Sayuri sul grande schermo: Memorie di una geisha riscosse successo di pubblica e critica. A interpretare Sayuri fu chiamata Zhang Ziyi, già protagonista de La tigre e il dragone, mentre il ruolo del Presidente fu assegnato a Ken Watanabe, già interprete de L’ultimo Samurai a fianco di Tom Cruise. La scelta del cast non fu risparmiata dalle polemiche: alcuni critici giapponesi, infatti, si indignarono del fatto che per interpretare due donne giapponesi, Sayuri e Hatsumomo (l’attrice è Gong Li), fossero state scelte due attrici cinesi.
E non solo: il film fu bandito dalla Repubblica Popolare Cinese. La data di debutto prevista era il 19 febbraio 2006, ma questa data fu inizialmente spostata e poi cancellata. Il timore del governo cinese era quello di risvegliare il sentimento anti-giapponese: a preoccupare i governanti era il fatto che attrici cinesi interpretassero donne giapponesi in un periodo storico, quello degli anni Trenta e Quaranta, in cui le due nazioni erano in guerra per la regione della Manciuria e le donne cinesi erano spesso deportate e costrette a diventare schiave sessuali dei padroni giapponesi. il 1° febbraio, così, il film fu definitivamente bandito.
Fonte: www.illibraio.it
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