Mostro è chi il mostro fa: romanzi per conoscere il terrificante e lo stupefacente che abita in noi

Stefano Risso | 30.10.2020

Il mostro è una incarnazione poetica delle deformazioni dell’animo umano, in grado di veicolare, attraverso le maschere dello straordinario, le contraddizioni più profonde (e, pertanto, spaventose) del nostro crepaccio interiore. Non è un caso, dunque che l’effigie del mostruoso sia divenuta, negli anni, vera e propria arena letteraria per dissertazioni stratificate e attuali, dalla violenza di genere alla discriminazione religiosa, dal pregiudizio razziale alle aberrazioni politiche. Qui vi consigliamo una selezione di libri dai quali, siamo certi, vi lascerete catturare con tutto il terrore e/o stupore che solo un mostro sa regalare...


Letterariamente rappresentato dai più spaventosi personaggi di caratterizzazione gotica (da Il Fantasma dell’Opera di Gaston Leroux al Dracula di Bram Stoker, dal Frankenstein di Mary Shelley a L’Uomo Invisibile di H. G. Wells), cinematograficamente associato alle performance in bianco e nero delle classiche produzioni Universal (tutte di trasposizione libraria, eccezion fatta per i titoli de La Mummia, L’Uomo Lupo e La creatura della Laguna nera) è nella sua accezione di “prodigio” che l’appellativo generico di mostro (dal latino monère, avvertire) manifesta appieno la sua più originaria ambivalenza, in grado di linguisticamente sintetizzare, per interferenza fra sacro e profano, qualsiasi essere possieda caratteristiche tanto singolari da risultare terrificante e/o stupefacente allo stesso tempo.

In tale prospettiva, ove nei testi biblici l’intervento di antichi abomini (Leviathan, Behemoth e Goliath) implicitamente rievocava l’eterno conflitto fra il bene e il male – così come reinterpretato nella trilogia Leviathan di Scott Westerfeld (traduzione di Tiziana Lo Porto, Einaudi), “è come una guerra tra universi differenti. Da una parte, le potenze Cigolanti e le loro macchine. Dall’altra gli alleati Darwinisti e le loro creature di sintesi” – e nei primi poemi didascalici la raffigurazione di ibridi leggendari (centauri, scille e chimere) simbolicamente delineava la violazione di un precetto divino – spesso utilizzato quale giustificazione per anomalie genetiche altrimenti prive di diagnosi, si veda La natura di Caro Tito Lucrezio a cura di Francesco Giancotti, Garzanti – è con le sconfinate catalogazioni dei bestiari medievali che la definizione di mostro esplicitamente dichiara la propria duplicità strutturale, tanto divenendo categoria di raccordo per una pluralità di avvistamenti ai limiti dell’umana comprensione – o frutto di storytelling fantastico, come alcuni dei racconti riportati ne Il libro degli esseri immaginari di J. L. Borges (traduzione di Ilide Carmignani, Adelphi) – quanto accompagnando il formato enciclopedico ad affermazioni di carattere filosofico e morale (si veda Il Libro delle Creature di Ildegarda Di Bingen, a cura di Annamaria Campanini, Carocci).

Già, perché pur essendo di primo acchito relegata a mere indagini di criptozoologia (anche se benissimo articolate, tipo la caccia al Bigfoot in Devolution di Max Brooks, Cornerstone Digital, o quella al gigante dei ghiacci in Lettera d’amore allo yeti di Enrico Macioci, Mondadori) o ad adrenalinici thriller ad alta tensione (nei profili investigativi dei serial killer, tra i quali l’interessantissimo Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano di John Douglas, traduzione di Maria Barbara Piccioli, Longanesi) è in realtà sottesa, nella caccia al mostro, un’esplorazione figurata di ciò che in noi abita pur apparendoci spesso distante, e funzionale quindi a lasciar trapelare, attraverso la caratterizzazione metaforica, versanti di interiorità altrimenti ben celati (“Il mostro è qualcuno che ci assomiglia, solo più coraggioso“, ha dichiarato a tal proposito la belga Amélie Nothomb in occasione dell’uscita del suo Barbablù, traduzione di Monica Capuani per Voland: “È una persona che ha smesso di essere addomesticata dallo sguardo altrui”).

Che si tratti, infatti, di esponenti antropomorfi del tumulto individuale (si veda la recentissima serie Monsterland di Hulu, “sembra un uomo ma è quanto di più lontano ci sia da un uomo”) – o, piuttosto, di conglomerati naturalistici di paure collettive (come i D’ivers della saga Il libro Malazan dei caduti di Steven Erikson, traduzione di Lucia Panelli, Armenia: “Dopotutto non era un Soletaken: non una bestia, ma un branco. Un D’ivers. E non ho più bombe esplosive”) è, quella del mostro, una incarnazione poetica delle deformazioni dell’animo umano, in grado di veicolare, attraverso le maschere dello straordinario, le contraddizioni più profonde (e, pertanto, spaventose) del nostro crepaccio interiore (come suggerisce Friedrich Nietzsche in Al di là del bene e del male, traduzione di Ferruccio Masini, Adelphi: “chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”).

Non è un caso, dunque, che oltre a confermarsi medium narrativo delle caratteristiche culturali delle creature di autoctona provenienza – nei romanzi del folklore quali il nativo americano Wendigo di Algernon Blackwood, ad esempio, nella traduzione di M. Zapparelli Olivetti, Adiaphora; il cambogiano Il demone di Angkor Wat di John Burdett, traduzione di C. Prosperi, Bollati Boringhieri, oppure la revenant giapponese protagonista della graphic novel Tomie di Junji Ito, traduzione di S. Ricci, J-Pop – l’effigie del mostruoso sia divenuta, negli anni, vera e propria arena letteraria per dissertazioni stratificate e attualidalla violenza di genere (nelle deformità di Invisible monsters di Chuck Palahniuk, traduzione di M. Rosini, Mondadori: “Quello da cui scappi non fa che rimanere con te più a lungo”) alla discriminazione religiosa (verso la strega Antonia in La Chimera di Sebastiano Vassalli: “È l’odio puro: astratto, disincarnato, disinteressato; quello che muove l’universo, e che sopravvive a tutto”), dal pregiudizio razziale (contro il gigante John Coffrey ne Il miglio verde di Stephen King, traduzione di Tullio Dobner, Pickwick: “Era nero, come la maggior parte di quelli che venivano ad alloggiare un po’ al Blocco E prima di morire”) alle aberrazioni politiche (sulla cavia sovietica Pallino in Cuore di cane di Michail Bulgakov, traduzione di Viveca Melander, Newton Compton: “Uuuuhhh! Guardatemi sto morendo. La bufera nel portone mi urla il de profundis, e io ululo con lei”) – ma pure, e inaspettatamente, interprete avanti lettera dei più moderni movimenti di body awareness e inclusività sociale, (sin dalla prima infanzia, con capolavori per bambini e non quali Nel paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak, traduzione di Lisa Topi, Adelphi; Due mostri di David McKee, traduzione di M. Pennacchia, Lapis, e soprattutto Eroi. Mostri e mortali, imprese e avventure di Stephen Fry, traduzione di Laura Serra, Salani).

Perché, in fin dei conti, a valere al personaggio la qualifica di mostro non è tanto l’immagine terrificante riflessa allo specchio (“occhi arancioni, la lingua molliccia, e aculei violacei sulla pelliccia”, citando la descrizione del Gruffalò di Julia Donaldson, traduzione di L. Pelaschiar, Emme) quanto, piuttosto, la sua straordinaria abilità nel trasformarsi esso stesso in specchio, opaco e veritiero, di una attitudine emotiva – la nostra – cui non è ci dato sfuggire nemmeno per la più nera delle paure.

Come pure infuggibili sono i libri che qui di seguito vi consigliamo e dai quali, siamo certi, vi lascerete catturare con tutto il terrore e/o stupore che solo un mostro sa regalare.

Il suggeritore di Donato Carrisi

Il suggeritore di Donato Carrisi

Gemello del più recente L’ipotesi del male – sempre per Longanesi, che de Il suggeritore è sia prequel che sequel – e proseguito nell’ultimo del 2018 Il gioco del suggeritore, il romanzo di esordio del maestro del thrilller italiano Donato Carrisi – bestseller in Italia e non solo – introduce il lettore alla Squadra Speciale di Investigazioni del criminologo Goran Gavila e della protagonista Mila Valasquez, esperta in sparizioni e ingaggiata per inseguire la scia del serial-killer “subliminale” Albert (omicida di sei bambine scomparse ed estenuante provocatore). In un mare di segnali e indizi che sorreggono l’enigmatica figura del suggeritore, una saga ispirata ai mostri del nostro tempo (Charles Manson su tutti, ma se ne potrebbe stilare un lungo campionario, come quello dei 2330 assassini da tutto il mondo analiticamente esaminato nel saggio I serial killer di Ruben De Luca e Vincenzo Maria Mastronardi, Newton Compton) arricchita da una narrazione in grado di serrare il fiato con tutta la suspence che solo i più pregiati thriller sanno: “Un cerchio di piccole fosse (…) In tutte una cosa. La stessa cosa (…) Cinque ragazzine rapite nel giro di una settimana. Poi, diciassette lunghissimi giorni di silenzio”.

La vera storia del mostro Billy Dean di David Almond

La vera storia del mostro Billy Dean di David Almond

Primo romanzo per adulti del cantastorie David Almond – già vincitore, nel 2010, dell’Hans Christian Andersen Award e autore, sempre per Salani, di piccoli capolavori come Il ragazzo che nuotava con i piranha, Argilla e La canzone di Orfeo – con La vera storia del mostro Billy Dean (traduzione di Guido Calza, Salani), lo scrittore inglese di Newcastle narra la favola triste di una relazione proibita (quella fra una giovane ragazza e un uomo di Chiesa) e di un adolescente misterioso, per tredici anni nascosto fra le mura di una stanza e ora piombato al mondo in un estraniante scenario post-apocalittico. “Chi racconta cuesta storia è 1cheé morto sul nascere, 1 cheè venuto al mondo nei giorni d’una guerra infinita e nel momento del disastro” scandisce tristemente il piccolo analfabeta Billy nel suo linguaggio esclusivamente fonetico: lui che, veggente della città di Blikbonny, verrà venerato con la superstizione di un mostro sacro, riuscirà mai a recuperare la propria inascoltata voce di bambino? “Dicono che imparerò a scrivere cuesta storia viavia che la scrivo. Una parola dopo l’altra e unaltra ancora”.

I mostri di Templeton di Lauren Groff

I mostri di Templeton di Lauren Groff

Assieme alla carcassa del gigantesco mostro acquatico Glimmey, leggendario abitante della cittadina di Templeton nonché sua delicata anima attrattiva, riaffiorano dal passato della giovane archeologa Wilhelmina (Willie) Upton – al ritorno presso la propria casa nativa e stavolta in dolce attesa – i misteri di una genealogia (quella della sua parentela d’origine e dell’avo fondatore, Marmaduke Temple) a lungo sommersi ben più a fondo delle acque del lago Glimmerglass. E nel ricomporre i tasselli di una relazionalità scomposta (fra diari impolverati, lettere ingiallite e suggestioni del fantasma che vive nell’Averall Cottage) il percorso di formazione di una donna che riscopre sé stessa (e non solo) attraverso i luoghi del proprio ricordo. Nella traduzione di Anna Rusconi, per Einaudi, con una prosa delicata e una descrittività elegante I mostri di Templeton di Lauren Groff offre al lettore un’esperienza femminile dall’impronta generazionale (e soprannaturale, nei mostri famigliari che dentro ci pesano come una zavorra).

Il Re Giallo di Robert W. Chambers

Il Re Giallo di Robert W. Chambers

Filo giallo sangue di dieci racconti dall’impianto macabro, è su ispirazione dell’innominabile Hastur (divinità benigna creata dalla mente del visionario Ambrose Bierce, autore, fra gli altri, del divertentissimo Il dizionario del Diavolo, in Italia per Bur) che, a far data 1895, il masterpiece di Robert W. Chambers, traduzione e realizzazione editoriale a cura di Aster Studio, Vallardi, intesse la sua trama fra gli abitanti del demi-monde soprannaturale. E lo fa con una inesauribile carica pervasiva; nato, nella fantasia dello scrittore quale testo teatrale destinato a indurre la pazzia in chiunque ne intentasse la lettura, è sull’intero comparto horror che il mantello color paura sembra aver fondato il proprio soprannaturale impero: a più tratti individuabile nell’universo lovecraftiano dei miti di Chtulhu – così come nell’epopea fantasy di Marion Zimmer Bradly La saga di Darkover (Tea) – ancora oggi Il Re Giallo rappresenta il canovaccio senza volto della più elegante narratologia oscura (anche, su citazione investigativa, nella prima stagione del seriale di Netflix True Detective).

Mia suocera è un mostro di Valentina Vanzini

Mia suocera è un mostro di Valentina Vanzini

Ironizzare su certe relazioni affettive (soprattutto se mediterranee e in gap generazionale) non è semplicemente pericoloso, ma obbligatoriamente da evitare. E ciò in particolare quando si tratta di quelle tra una suocera italiana, tutta tradizione e “sempre la mamma” e di una nuora americana, vegetariana e innamorata della moda “= Diavolo“). Con una penna impertinente e briosa “Mr Perfect si avvicina alla madre e si sporge per afferrare il piatto di pasta al forno. Ed è in quel momento che dentro di me scatta qualcosa. Il senso di rivalsa, la rabbia, la delusione esplodono causando un fragore così forte che mi si appanna la vista e le orecchie iniziano a fischiare”, Valentina Vanzini firma (per Newton Compton) una commedia all’italiana che, nell’ammiccare ai classici oltreoceano di Lawren Weisberger (Il Diavolo veste Prada) e Helen Fielding (Il diario di Bridget Jones) rinfresca di lustrini e brillantante uno dei mostri più riusciti che mai letteratura abbia concepito: la suocera. Per gli amanti della lasagna e del brivido.

The Mothman Prophecies (Voci dall’ombra) di John A. Keel

The Mothman Prophecies John A. Keel

Originariamente concepito come saggio letterario – nella cronaca in prima persona dell’autore John Keel il resoconto dei misteriosi eventi occorsi nel dicembre 1967, quando il Silver Bridge fra West Virginia e Ohio crollò rovinosamente provocando la morte di 46 persone – mediaticamente (ed erroneamente) recepito come opera di fantasia – per le causalità soprannaturali ivi narrate, specie quelle riguardanti l’avvistamento collettivo dell’insettoide Uomo Falena, da oltre un anno presenza oscura nella cittadina di Point Pleasant – The Mothman Prophecies (Voci dall’ombra) di John A. Keel, (traduzione di A. C. Cappi, Sonzogno) è la relazione di una storia vera che, fra complottismi e segretazioni, ancor oggi entusiasma schiere di appassionati ufologi e criptozoologi oltre che di analitici scettici e detrattori (ma anche cinefili, nella omonima pellicola di Mark Pellington, interpretata da Richard Gere e Laura Lenney). Il più moderno dei mostri fra i più classici dei misteri.

La buia discesa di Elizabeth Frankenstein di Kiersten White

La buia discesa di Elizabeth Frankenstein di Kiersten White

In un’operazione di retelling fantastico, vicina a quella del Dracul di D. Stoker e J. D. Barker (traduzione di Francesco Graziosi, Nord) e di Orgoglio Pregiudizio e Zombie di Seth Grahame Smith (traduzione di Isa Maranesi, Nord), Kiersten White insegue La buia discesa di Elizabeth Frankenstein (traduzione di Ilaria Katerinov, Harper Collins) sui solchi del romanzo di Mary Shelley, percorrendo l’oscura processione dell’ambiziosa Miss Lavenza attraverso le insondabili asperità dell’amato genio dottor Victor Frankenstein. E così, rintracciando le atmosfere tipiche dell’opera originaria, “I fulmini solcavano il cielo, artigliando le nubi e pulsando al ritmo dell’universo stesso”, l’autrice riscrive la vicenda, tutta al femminile, di un personaggio secondario, già presente nel classico ma stavolta assurto a vera e propria icona di uno young adult dal sapore gotico. Perché, certe volte, i mostri si nascondono lì proprio dove meno te li aspetti.

La ragazza che sapeva troppo di M. R. Carey

La ragazza che sapeva troppo di M. R. Carey

“Tieni I tuoi segreti…dove i mostri non possano trovarli”, suggerisce M. R. Carey in incipit al suo La ragazza che sapeva troppo (traduzione di Renata Moro, Maria Grazia Perugini e Costanza Rodotà per Newton Compton); e quale posto migliore, allora, se non l’innocente personalità di un bambino? “Il suo nome è Melanie (…) Ora ha dieci anni e la carnagione di una principessa delle fiabe (…) C’è anche una cinghia per il collo e va messa sempre per ultima dopo aver fissato mani e piedi, e assicurata da dietro, così chi lo fa non deve mai mettere le mani davanti al viso di Melanie”. Romanzo distopico su un’epidemia di zombie (cannibali) provocata da un virus fungino, una lettura di distorsione politica (e sociale, come il più celebre Il Signore delle mosche di William Golding) sulle contraddizioni del consumismo globale (e antropologico, nel macello delle orrifiche dissezioni della dottoressa Caroline Caldwell). Anche su Netflix col film del 2016.

Fonte: www.illibraio.it

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